Icona "La Crocifissione"

In questa Icona della Crocifissione è stato inserito il Beato Ferdinando Maria Baccilieri, fondatore delle suore Serve di Maria di Galeazza, per la devozione che durante la sua vita nutrì verso la Passione del Signore e verso la Vergine ai piedi della croce.

L’icona si rifà a dei modelli antichi dell’iconografia sulla crocifissione rispettandone le caratteristiche e i simboli usati fin dal V secolo: il Cristo è rappresentato in posizione eretta, coperto dal lenzuolo bianco, con gli occhi aperti, quale vivo. Il Cristo spalanca e quasi solleva le braccia, il capo serenamente chinato; la posizione delle gambe accenna un passo di danza, la danza di vittoria sulla morte.

SIGNIFICATO TEOLOGICO

Nell’Icona la scena della Crocifissione, malgrado la compassione per lo spasimo della sofferenza, ispira una grande serenità dove il sentimento del dolore lascia il posto alla contemplazione del mistero.

Il Cristo umiliato e appeso al legno della Croce non ha perduto nulla della sua divina e regale nobiltà: ”Io lo vedo crocifisso e lo chiamo Re”, affermava San Giovanni Crisostomo. Un re che dispone dei suoi beni, che esprime la sua grande libertà e, soprattutto, che proprio in quel drammatico e sofferto momento, evidenzia il suo legame con il Padre e lo Spirito Santo. Il Cristo allarga le braccia in segno di infinita misericordia per l’umanità peccatrice, purificata dal sangue che sgorga dalle sue mani trafitte e dal suo costato.

Il suo capo è circondato dal nimbo dorato contenente la croce: la luce divina emanata da Gesù in croce è una conseguenza della sua donazione senza limiti e del suo gratuito e infinito amore per l’umanità.

Egli è il Figlio di Dio incarnato, è il Pantokrator, per questo all’interno della croce, inserita nel nimbo, è evidente il sacro trigramma “ Ego eimi o on” cioè “ Io sono colui che sono”, che è il nome di Dio, rivelato da Dio stesso a Mosè.

La croce saldamente piantata sul cono roccioso raffigurante il Golgota, si staglia su uno spazio diviso in due dalle mura di Gerusalemme. Il legno affonda nella terra cupa come un sepolcro, dove il teschio di Adamo attende il lavacro di purificazione che giunge dal sangue del Cristo immolato per la salvezza di ogni uomo.

L’icona della Crocifissione ci riporta a quel Giardino della nuova Creazione dove l’albero della Sapienza, piantato sul peccato e sulla morte del vecchio Adamo, germoglia e fruttifica una umanità nuova rappresentata dalla Donna, la Madre del Vivente a dai viventi e dal figlio che da lei rinasce, Giovanni.

La Madre stretta nel suo dolore contenuto e accettato, solleva la mano destra verso il Figlio perché Ella continua ad essere Colei che intercede, mentre l’Apostolo evidenziando l’antico atteggiamento di dolore con la figura curva verso il Cristo, appoggia il capo sulla mano destra: questo è il tipico gesto di Giovanni, il contemplativo, il teologo, ai piedi della Croce quando riceve da Gesù il dono della Madre di Dio, come Madre sua e perciò di tutta l’umanità.

Maria Maddalena e il Padre Fondatore Ferdinando M. Baccilieri sono testimoni della Crocifissione e partecipi del dolore della Madre di Dio e dell’Apostolo.

L’icona della Theotokos, di Giovanni, della Maddalena e di Don Ferdinando proiettano davanti a noi il vero volto della loro ipostasi (l’unione della natura umana e divina) glorificata, grazie alla quale godono la contemplazione di Dio. Anche il Beato Baccilieri rappresentato nell’icona è onorato e venerato sotto le sue sembianze celesti essendo Egli partecipe di coloro che si sono messi alla sequela di Cristo divenendo uno dei “somigliantissimi”.

Dice San Giovanni Damasceno: “I santi, già nella loro vita, erano ripieni dello Spirito Santo e, dopo la morte, la grazia dello Spirito Santo penetra in modo permanente la loro anima, il loro corpo nelle tombe, le loro sembianze individuali e le loro sante icone. E questo, non per loro natura, ma in forza della grazia e dell’energia dello Spirito Santo”.