La manifestazione “donne di conforto”

La manifestazione di mercoledì è una manifestazione che chiede una soluzione alla questione delle “donne di conforto” militari giapponesi. Le vittime coreane del Sud registrate sono circa 240, di cui vivono 9 anziane piu` o meno di 95 anni di età. Il nome ufficiale è Manifestazione regolare del mercoledì per risolvere il problema della schiavitù sessuale militare giapponese. Si tiene ogni mercoledì davanti all’ambasciata giapponese in Corea. Il Consiglio coreano per la schiavitù sessuale militare in Corea (abbreviato in Jeongdaehyup) ha stimato che il numero dei partecipanti alle proteste annuali sia di circa 50.000. In gennaio 1992, questa manifestazione è stata  iniziata da una testimonianza pubblica di sè un` anziana, chiamava Hak Soon, Kim, una delle vittime dal schiavismo sessuale dai militarri giapponesi. Ogni mercoledi, questa manifestazione si svolge con gente coscienti, suore e preti : Unione Superiori Maggiori in Corea prevede che ogni congregazione partecipe una volta all`anno, quindi questa volta 24 aprile 2024 ci toccava con le suore  di Sartre di S. Paolo. Questa volta era 1645 volte, battuta il record mondiale di una manifestazione piu` lunga su un singolo argomento e questo record viene aggiornata ogni settimana. Nel 2017, la nazione coreana ha designato una data, 14 agosto, il giorno prima dell`anniversario della liberazione dal Giappone,  come ’ la giornata per ricordare delle vittime sessuali dai militari giapponesi

Donne di conforto

“Le donne di conforto furono bambine, ragazze e donne costrette a far parte di gruppi creati dalle forze militari dell’Impero giapponese, composti per sfruttare le giovani vittime come schiave sessuali peggio delle prostitute. La locuzione italiana, al pari di quella inglese comfort women, è una traduzione del termine giapponese ianfu. Ianfu è un eufemismo che sta per shōfu che significa “prostituta/e” I documenti relativi alla Corea del Sud affermano che non fosse una forza volontaria e dal 1989 diverse donne si sono fatte avanti, testimoniando che i soldati giapponesi le avevano rapite. Storici come Lee Yeong-Hun e Ikuhiko Hata affermano che le donne di conforto reclutate fossero volontarie. Altri storici invece, basandosi sulle testimonianze di ex-reclutate e dei soldati giapponesi ancora in vita, sostennero che l’esercito e la marina giapponese furono entrambe coinvolte, direttamente o indirettamente, nella coercizione, nell’inganno e talvolta nel sequestro di giovani donne nei territori occupati dalle loro forze.

La stima del numero di donne coinvolte varia, da un minimo di 20 000, citato dagli accademici giapponesi, ad un massimo di 410 000 donne, citato dagli studiosi cinesi; il numero esatto, tuttavia, è ancora argomento di ricerca e dibattito. Ciò di cui si è certi è che esse provenissero dalla Corea, dalla Cina, dal Giappone e dalle Filippine; si sa anche che nei “centri di conforto” si sfruttassero donne provenienti anche dalla Thailandia, dal Vietnam, dalla Malesia, da Taiwan, dall’Indonesia e da altri territori occupati. Questi “centri” si trovavano in Giappone, in Cina, nelle Filippine, in Indonesia, nella Malesia Britannica, in Thailandia, in Birmania, in Nuova Guinea, a Hong Kong, a Macao e nell’Indocina Francese.

Secondo varie testimonianze, le giovani donne dei paesi sotto il controllo imperiale giapponese venivano prelevate dalle loro case e, in molti casi, ingannate con promesse di lavoro in fabbriche o nell’ambiente della ristorazione. Una volta reclutate, venivano incarcerate nei “centri di conforto” e deportate in paesi a loro stranieri. Uno studio del governo olandese descrive come i militari giapponesi stessi reclutassero con la forza le donne nelle Indie Orientali Olandesi. Lo studio rivelò che 300 donne olandesi finirono per essere schiave sessuali dei militari giapponesi.”

                                                 Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

Add a Comment

Your email address will not be published. Required fields are marked *

Vedi anche...